Bergamo, Lombardia, Italia
Vendita
360.000,00€
PORZIONE DI CASA D’EPOCA INDIPENDENTE CIELO – TERRA DEL 1600 POSTA NEL CENTRO STORICO DEL PAESE, COSI’ COMPOSTA:
CON INGRESSO E CORPO SCALA INDIPENDENTE;
APPARTAMENTO QUADRILOCALE DI MQ. 150 CON UN AMPIO SOGGIORNO, BALCONE AFFACCIATO SULLA CORTE INTERNA, CUCINA A VISTA, SPAZIOSA CAMERA MATRIMONIALE, BAGNO, SCALA CHE COLLEGA LA SECONDA CAMERA AL SECONDO PIANO CON ALTRO BAGNO E, AL TERZO PIANO UNA LUMINOSISSIMA AMPIA MANSARDA;
APPARTAMENTO DI MQ. 60 A PIANO PRIMO ED ULTIMO COMPOSTO DA 2 LOCALI CON TRAVI A VISTA, BAGNO, BALCONE ( foto dalla 23 alla 28);
LOCALE AFFRESCATO A PIANO TERRA DI CIRCA 40 MQ. OPEN SPACE ORA USATO COME NEGOZIO IN QUANTO TALE, SFRUTTABILE ANCHE COME UFFICIO O STUDIO, OLTRE CHE A SALA DI RICEVIMENTO (foto 29);
CARATTERISTICA CANTINA DEL 1400 DI 30 MQ. E AUTORIMESSA DOPPIA IN LUNGHEZZA DI 38 MQ AVENTE ACCESSO DIRETTAMENTE DALLA STRADA;
UN SIGNIFICANTE VALORE AGGIUNTO E’ DATO DALLA TERRAZZA DI CIRCA 80 MQ. CHE HA ACCESSO A PIANO AMEZZATO, SEMPRE DALLA SCALA INDIPENDENTE (sfruttabile da tutte le unità descritte) CHE, OLTRE A DARE UN NOTEVOLE SFOGO ESTERNO SI PRESTA ANCHE PER GRADEVOLI APERITIVI O CENE CON GLI AMICI
L’ABITAZIONE E’ STATA RISTRUTTURATA NEL 1997 ED E’ RIFINITA CON PAVIMENTI IN PARQUET, CERAMICA NELLA CUCINA E NEI BAGNI, COTTO DELL’EPOCA NELLA CAMERA MATRIMONIALE, SERRAMENTI ESTERNI IN LEGNO CON DOPPI VETRI E GRIGLIE, DOTATA DI RISCALDAMENTO AUTONOMO
LA COSTRUZIONE DELLA CORTE EBBE INIZIO NELLA SECONDA META’ DEL 1400 E FU POI AMPLIATA NEL 1600
EX CASA GUALDO E SUCCESSIVAMENTE GUSMINI, FU RESIDENZA DEL CARDINALE GIORGIO GUSMINI ARCIVESCOVO DI BOLOGNA
CARATTERIZZATA DAL CORTILE INTERNO CUI SI ACCEDE ATTRAVERSO UN ELEGANTE PORTALE LAVORATO A CONCI DI PIETRA E UN ANDRONE CON VOLTE A CROCIERA, SU UN LATO DEL CORTILE E’ POSTO IL POZZO A FORMA DI EDICOLA DI STILE BAROCCO, ESEGUITO IN PIETRA ARENARIA.
(ape classe g ipe 251,35 kWh/mqa)
rif.(C1903)
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LA STORIA
Dall’avvento di Napoleone fino ai giorni nostri
Ma il potere della Repubblica di Venezia era ormai agli sgoccioli, tanto che nel 1797, in seguito al trattato di Campoformio, venne sostituita dalla napoleonicaRepubblica Cispadana. Il cambio di dominazione comportò una revisione dei confini, che portarono Vertova ad inglobare nuovamente il territorio di Colzate, senza tuttavia le frazioni di Bondo e Barbata. Quest’unione durò poco, dal momento che già nel 1805 i due comuni vennero nuovamente scissi.
Dopo quattro anni i limiti territoriali vennero nuovamente ridisegnati mediante un’imponente opera di accorpamento dei piccoli centri ai più grandi: in questo frangente Vertova assorbì nuovamente Colzate (sempre senza Bondo e Barbata), che riuscì a riottenere la propria autonomia nel 1816, in occasione del nuovo cambio di governo che vide subentrare l’austriaco Regno Lombardo-Veneto alle istituzioni francesi.
Nel 1827 venne definitivamente sciolta la Confederazione de Honio, con Vertova che acquisì formalmente il possesso di tutte le terre collinari e montuose ricoperte dai boschi a Nord dell’abitato.
Nella seconda parte del XIX secolo, contestualmente all’Unità d’Italia, si verificò uno sviluppo dell’industria, con numerose realtà che si insediarono e radicarono sul territorio. Un ulteriore impulso venne dall’apertura della Ferrovia della Valle Seriana, che dal 1884 permise il collegamento di merci e passeggeri da Bergamo a Clusone.
Anche il numero di abitanti risentì di questa condizione, raddoppiando di numero tra il 1861, quando i residenti erano 1962, ed il 1901, quando passò a 3696 unità. Il livello di crescita della popolazione subì tuttavia una brusca frenata nel XX secolo, assestandosi su valori prossimi alle 4.500 unità.
Monumenti e luoghi d’interesse
Nella parte più bassa del paese, in località Plazzoli, si trova invece la chiesa di san Rocco, risalente alla prima parte del XVI secolo. In principio poco più grande di una cappelletta votiva, in seguito all’ondata di peste del 1630 venne ampliata fino a diventare un vero e proprio luogo di culto dedicato al santo protettore dei contagiati, assumendo una struttura a pianta circolare in stile tardo-rinascimentale. All’interno sono custoditi affreschi secenteschi ed un quadro d’altare raffigurante la “Madonna con i santi Rocco, Antonio, Giuseppe, Fabiano e Sebastiano”, opera di Giovanni Carobbio.
Presso la contrada di san Lorenzo (un tempo chiamata con il nome di Nunglaqua) a fianco del torrente Vertova, si trova l’omonima chiesa, la cui presenza è documentata già nel XIV secolo. Dotata di struttura rettangolare, possiede un’abside quattrocentesca, coeva degli affreschi di san Domenico e san Francesco (restaurati nel 1941) ed una navata secentesca.
A completare il novero delle chiese del paese vi sono anche l’oratorio di santa Croce, piccola struttura a pianta circolare in stile classico, posto all’estremità meridionale del centro storico, a fianco della vecchia provinciale, e la chiesa di sant’Angela Merici, situata in via cardinal Gusmini.
Nella frazione di Semonte, al limite occidentale del borgo antico, è inoltre presente la chiesa parrocchiale di san Bernardino. Risalente al XVI secolo, è sempre stata inclusa negli ambiti religiosi di Fiorano al Serio, ma sovente rivendicata da Vertova, tanto da scatenare litigi tra le autorità religiose dei due paesi confinanti, fino ad essere elevata a parrocchia autonoma nel 1911. La facciata esterna è lineare e piatta, mentre all’interno la struttura a navata singola è scandita da quattro campate e dotata di tre altari, opera della Bottega di Bartolomeo Manni. Altre opere di rilievo sono il coro in legno ed un medaglione in marmo raffigurante la “Madonna, san Bernardino ed il Diavolo”, eseguite dalla bottega di Andrea Fantoni, un organo del 2017 di Pietro Corna e due tele di Antonio Cifrondi, tra cui l’Assunta.
Infine in località Cavlera, posta sull’omonimo monte che svetta sull’abitato, si trova la piccola chiesetta dell’Immacolata Concezione, risalente alla prima parte del XVIII secolo.
Architetture civili
Storicamente rilevanti sono gli edifici facenti parte del complesso residenziale fortificato che un tempo era proprietà della famiglia degli Albertoni-Vertova, signori del paese. Questo includeva un castello del XII secolo, di cui sono riscontrabili tracce nell’edificio posto tra le vie Cardinal Gusmini, San Lorenzo e Cornelli. Alla destra di questo vi era anche una piccola chiesa che, dedicata a santa Caterina, era una sorta di oratorio privato della famiglia, la cui struttura muraria è ancora visibile in principio a via San Lorenzo.
Degno di nota è anche il ponte di san Carlo che attraversa il torrente Vertova, che per decenni ha segnato il confine del paese. Risalente all’XI secolo, ma riedificato dopo la distruzione del paese avvenuta nel 1398, presenta un ottimo livello di conservazione.
Casa con loggiato in via Albertoni
Per quanto riguarda invece l’archeologia industriale, è da segnalare la fornace posta a fianco del canale dell’area industriale del paese. Il complesso, edificato nel 1923 e conosciuto come Forni Perani, sfruttava l’energia idrica per far funzionare i macchinari presenti nei differenti fabbricati, permettendo la produzione di cemento e derivati.
Sono inoltre presenti altri due edifici, un tempo utilizzati per fini religiosi ed ora sconsacrati. Il primo è quello attualmente conosciuto con il nome di “casa delle Angeline”, ma che originariamente ospitava la chiesa di santa Maria Maddalena, edificata all’inizio del XVII secolo, nella quale aveva sede la confraternita dei disciplini e quindi nota anche come Oratorio dei Disciplini. L’edificio, dotato di facciata in stile barocco con influssi classici, dopo la sconsacrazione passò alla MIA, che vi insediò un ricovero per persone anziane, mansione svolta tuttora.
Il secondo invece è il convento dei frati cappuccini, al cui interno si trovava la chiesa di san Giuseppe. Costruita nel 1529 in seguito ad un voto fatto dalla popolazione durante un’epidemia di peste, inizialmente aveva dimensioni tanto ridotte da essere considerata una piccola cappelletta. Nel 1576 un radicale intervento di ristrutturazione la rese una chiesa a tutti gli effetti, dotandola anche di un attiguo fabbricato nel quale si insediò l’ordine mendicante, che vide tra i suoi novizi anche Celestino Colleoni. La chiesa aveva una pianta rettangolare, con all’interno una tela raffigurante il “Bambino Gesù con Maria e Giuseppe”eseguita da Vincenzo Campi. Nel 1769 il convento subì una prima chiusura, revocata poco dopo, mentre nel 1802 venne soppresso definitivamente dal governo napoleonico, venendo quindi acquistato prima dalla famiglia Bettonagli, poi dai Gilberti ed infine dai Bonomi. Dal 1953 è proprietà del comune che, dopo aver sottoposto l’intero complesso a ristrutturazione, l’ha adibito a biblioteca e centro culturale, mentre nel rustico del convento è stato collocato il centro per gli anziani.