Bergamo, Lombardia, Italia
Vendita
44.000,00€
Ufficio open space ristrutturato centro storico Nembro
Ubicato in centro paese, ufficio di mq. 90 ristrutturato, termoautonomo senza spese condominiali, posto a piano terra composto da ingresso indipendente, ampio salone open space dove insiste un camino, disimpegno, saletta riunioni, antibagno con doccia, bagno.
E’ impreziosito dai soffitti a volta con inserti in mattoni a vista e in pietra.
E’ stato completamente ristrutturato internamente, compreso tutti gli impianti, nel 2007
Le facciate sono state rifatte nel 2010
Riscaldamento autonomo con radiatori e caldaia posizionata nel camino
Pavimenti in piastrelle di pietra serena di Sarnico dimensioni cm. 25 x 40
Serramenti interni in legno laccato bianco
Serramenti esterni in legno tinteggiato grigio con doppi vetri e grate in ferro su tutte le 3 finestre
Ingresso con cancelletto in ferro e porta interna rinforzata
Classe E ipe 47,69 kWh/mca
(rif. C2210)
Prezzo appena ribassato
N.B. Si è appena liberato ed era affittato ad euro 4.680 annui con una resa del 7,50% annua lorda.
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Storia
Età antica
I ritrovamenti più antichi rinvenuti sul territorio nembrese sono importanti reperti archeologici di cuspidi litiche rinvenute nel 1899 con gli scavi dell’argilla da mattoni della fornace Savoldi[7], risalenti al Paleolitico, ora custodite presso il Museo di Scienze Naturali di Bergamo.
I primi insediamenti umani stabili risalirebbero invece al periodo delle invasioni galliche, databili attorno al V secolo a.C., come si evince dall’origine del toponimo che sarebbe da ricondurre alla voce celtica nembren, che significa altura, toponimo riscontrato in altre località della zona[8]. Meno attendibili sono invece le teorie che collegherebbero il nome a Nemus, che significa bosco, oppure a nimbula (dal latino nube). Fra le ipotesi sulle origini, vi è quella del nome composto derivato dalle parole latine nimbus (nube) e imber (pioggia).
Il primo documento che attesta l’esistenza del borgo è databile all’anno 800 (un testamento di Lupone e Ansperto, due sacerdoti del luogo), ma alcuni ritrovamenti certificano che i territori comunali furono abitati già in epoca romana: nei pressi del torrente Carso vennero infatti rinvenute, nel 1971, monete romane databili attorno al III secolo.
Sono state inoltre ritrovate tre iscrizioni funerarie risalenti alla conquista dell’impero romano: la prima è una stele funeraria con busto di tale Lucio Celio Corneliano; la seconda è un’iscrizione sepolcrale di tale Mogizione; mentre la terza è un’epigrafe di Balbio Rufo, della tribù Palatina.
In quell’epoca Nembro fu al centro di una prima urbanizzazione e cominciò ad assumere un ruolo di notevole importanza nel panorama della provincia romana della Gallia Cisalpina grazie all’estrazione, unica sul suolo italiano, di pietre coti, utilizzate per affilare coltelli ed altri utensili da taglio. Quest’attività, inizialmente demandata agli schiavi, permise al paese di ergersi a importante stazione militare.
Il Medioevo
Importanza che crebbe notevolmente durante il Medioevo, epoca in cui il paese si sviluppò in modo considerevole, tanto da diventare il centro di riferimento della bassa valle Seriana.
Il territorio venne interessato dal passaggio della via Mercatorum, utilizzata da commercianti e viandanti per raggiungere la Valle Brembana, in quei tempi difficilmente raggiungibile utilizzando gli impervi sentieri del fondovalle.
Questa strada lastricata si sviluppava dalla città di Bergamo arrivando in breve a Nembro, dove guadagnava quota toccando Lonno, per salire poi fino a Salmezza e giungere a Selvino, tutti territori inclusi nei confini comunali di quel tempo. La strada scendeva poi verso Trafficanti (frazione di Costa Serina) e quindi giungeva a Serina.
Da essa il territorio trasse notevoli benefici economici, mediante la presenza di locande che ospitavano i viandanti, di stazioni per il cambio dei cavalli e di edifici di dogana.
L’importanza che Nembro ricopriva era ben visibile anche amministrativamente, con il territorio comunale che, oltre all’attuale censuario, si espandeva includendo sia Alzano Sopra, Selvino e Rigosa, borghi posti lungo il corso della via Mercatorum, l’ultimo dei quali facente parte della Valle Brembana, sia Pradalunga e Cornale collocati nell’oltreserio.
Nembro fu anche sede della Plebana ecclesiastica della Valle Seriana, che era la più importante e antica fra le dodici Pievi in cui era suddivisa la diocesi di Bergamo e che subordinava alla sua giurisdizione ecclesiastica, unitamente a Clusone, quarantotto parrocchie del circondario.
Il Medioevo fu anche un periodo in cui il borgo, dopo essersi sottratto al giogo feudale imposto dal vescovo di Bergamo, si trovò al centro di sanguinose dispute tra le avverse fazioni di guelfi e ghibellini, con le famiglie Vitalba e Suardi a fronteggiarsi per il controllo della zona. Il livello di recrudescenza fu tale da rendere de facto il paese diviso in due: Nembro superiore sotto il controllo ghibellino con il relativo quartier generale posto presso il colle di San Pietro, e Nembro inferiore ad appannaggio dei guelfi, con la fortificazione di riferimento ubicata sul colle dello Zuccarello.
Sorsero inoltre numerose edificazioni difensive anche nel centro abitato, che ponessero al riparo da attacchi delle fazioni avverse. Tra queste vi era la torre fortificata della famiglia Plizolis (oggi Pelliccioli), edificata nel 1413, tuttora esistente e recante qualche traccia dell’antica struttura.
In tale contesto si contarono decine di persone uccise, con l’apice raggiunto nel marzo del 1315 quando i guelfi attaccarono ed espugnarono la rocca ghibellina posta sul colle di San Pietro, dando poi fuoco alle abitazioni della zona nord del paese. Gli abitanti si rivolsero quindi a Ludovico Visconti, podestà della città di Bergamo, affinché ripristinasse la situazione precedente. Questi rispose attaccando la rocca con una consistente guarnigione composta da quattromila fanti che tuttavia, complice la disorganizzazione nelle fasi salienti della battaglia, ne uscì sconfitta. Si decise allora di far intervenire direttamente Matteo Visconti, signore della città di Milano, il quale, mediante un attacco notturno, riuscì a riprendere possesso del fortilizio il 15 maggio.
Un secolo più tardi un’altra battaglia si verificò sul suolo nembrese, questa volta nell’ambito delle lotte tra la Repubblica di Venezia e il Ducato di Milano per ottenere la supremazia della provincia di Bergamo.
I fatti si svolsero presso la località Cà di cap, posta nei pressi del confine con Albino, il giorno 11 gennaio 1454 con protagonisti il condottiero bergamasco Bartolomeo Colleoni, al servizio dei milanesi, e Ludovico Malvezzi, al comando delle truppe della Serenissima. Il primo ebbe la meglio grazie a una riuscita manovra, garantita dalla conoscenza del territorio. In quel punto, in cui la valle si restringeva tra il fiume Serio e il monte Cereto, Colleoni riuscì ad aggirare il nemico guadando il fiume e contestualmente colpendolo di sorpresa mediante il lancio di grosse palle di neve fatte rotolare dalle scoscese pendici del sovrastante monte Cereto[9].